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Soulful Crane by J.deeBella

Soulful Crane by JdeeBella - The Creative Nest in Italy - Always living with my head in the Clouds
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Storie di Tè da una tea lover

September 28, 2016

Per noi italiani che siamo cresciuti con il mito del caffè, il tè è una recente scoperta. Vero è che negli ultimi dieci anni il tè è diventato sempre più protagonista ed ha quasi pareggiato in preferenza la rivale bevanda nera nelle nostre case. Sarà che anche l'OMS ha decretato le proprietà benefiche della Camellia Sinesis, varietà delle foglie di Camelia che danno il tè che se verde sembra abbia pure proprietà antitumorali.Io personalmente fino a 15 anni fa lo bevevo solo occasionalmente nei momenti di febbre e mal di pancia; ho cominciato ad apprezzarlo come bevanda confortante e confortevole grazie ad un'amica carissima, che oggi si occupa principalmente di transistor e robot, ma che allora mi ha iniziata a questa meraviglia nei pomeriggi in cui abbiamo condiviso la nostra passione per il fatto a mano e ci trovavamo a casa sua per tingere stoffe insieme e fantasticare su nuovi quilts, borse di tutti i colori e ricami a punto croce.

tea_flower E non la ringrazierò mai abbastanza per avermi insegnato questa buona abitudine e molte altre cose del buon vivre. Da allora il tè è diventata una parte dello stare in cucina piacevolmente, un modo per sfogliare un giornale o un nuovo libro di creatività, un momento prezioso di concentrazione per quando scrivo sul mio journal o faccio un piano settimanale, una coccola insieme ai calzettoni di lana e la copertina patchwork in quei rari momenti sul divano guardando un film del cuore.

teabag In questi giorni sto preparando la newsletter proprio su questo tema, e se ti iscrivi adesso il 30 di settembre ti arriverà una mail piena zeppa di consigli sulla preparazione, ricette e illustrazioni free da scaricare insieme alla lista dei miei brand preferiti ed al mio rituale quando lo preparo. teacup E tu? ami più il tè o il caffè? (no, la birra ed il vino non valgono :)) hai un rituale preferito per gustarlo in santa pace? Fammelo sapere nei commenti, e poi corri ad iscriverti alla newsletter per non perderti tutte le goodies che sto confezionando apposta per noi amanti della bevanda ambrata.

xoxo, Giusy

In Uncategorized Tags life, newsletter, tè, tea, the
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Stand out from the crowd

September 18, 2016

Se anche tu, come me, ogni volta che entri in cartoleria potresti starci dentro ore ed ore senza accorgerti del tempo che passa, se anche tu, come me ami i quaderni, l'odore della carta e dell'inchiostro fresco, se anche tu, come me, hai un baule (cassetto, armadio, scatola di cartone, box di plastica etc. etc.) stracolmo di notebook grandi e piccini questo articolo fa per te.Ho provato tanti quaderni, in tanti formati e brand diversi per gli usi più disparati.Quelli che alla fine preferisco per scriverci dentro restano gli unici, inimitabili MOLESKINE

Lo so, sto parlando di un Mondo. Negli ultimi anni Moleskine è diventato un brand importante, persino quotato in borsa. (vuol dire che quindi fattura molto bene, visto che stacca dividendi agli azionisti). Io ho iniziato a usare questi quadernini a quadretti nel formato pocket (9 x 14cm) con copertina rigida nel 2005. Allora non c'erano tante varianti di colore come oggi. Tra l'altro io sono sempre stata mattiniera, e quindi prima di andare al lavoro appuntavo su questo quadernino un paio di pagine scritte fitte fitte con tutto quello che mi passava per la mente. Suona familiare vero? Scrivevo le mie "Morning Pages"ancora prima di scoprire questo bellissimo filone iniziato da Julia Cameron.

Qualche anno più tardi ho cominciato ad usarne più di uno, per scopi diversi, come notes per gli appuntamenti, per la lista della spesa, per segnare numeri e password, da tenere sempre in borsetta. Quando Moleskine intorno al 2007 è cominciato a diventare uno status symbol, un marchio per fanatici del brand, la cosa ha cominciato a darmi anche un po' fastidio. Pur essendo un'affezionata mi scocciava fare parte di una "categoria" di fighetti chic. Non sopporto la brandizzazione a tutti i costi, io non sopporto di essere infilata in una categoria per le cose che indosso o che uso.

moleskine_dressitup

Non sono nemmeno una fanatica del NO LOGO, ma mi avvicino molto al concetto. Se tanto mi da tanto l'unicità ultimamente è una cosa molto ricercata, mentre io questa cosa l'ho sempre avuta nel sangue. Non ho seguito i Duran Duran apposta per il fanatismo dell'epoca, li ho riscoperti solo più tardi, molto più tardi, quando ormai gli animi delle ragazzine urlanti si erano placati. Senza divagare troppo, per non rinunciare ad usare le mie amate Moleskine pocket per questo fastidioso motivo, mi sono inventata una cover personalizzata, che serviva anche lo scopo di distinguerle tra loro quando dovevo afferrarle in fretta per uscire di casa la mattina. Correva l'anno 2007 e la cosa era piaciuta tanto che erano fioccati diversi ordini nei miei shop Etsy e Dawanda di allora. Ed oggi ho deciso di riproporre la Moleskine Notebook's Cover per ragioni diverse ma anche più  in linea con il mio modo di pensare.

moleskinecover5moleskinecover9moleskinecover10moleskinecover11moleskinecover14Io continuo a non poterne fare a meno, ne ho un paio piuttosto vissute, ma che resistono da nove anni, e poi c'è quella con la vespa, che non potevo non fare anche per me. Ne è rimasta soltanto una con le vespe. Le altre stanno cominciando ad ammonticchiarsi in vista del mercatino Handmade più bello che c'è a Trieste, e che mi vedrà per la prima volta on the front stage l'8 ottobre. Ma di questo parlerò più avanti. Intanto continuo a lavorare, e se nel frattempo non vuoi aspettare, alcune le trovi già nel mio show Dawanda.

xoxo, Giusy

In Bullet Journal, handmade, sewing, Uncategorized Tags journal, journaling, life, moleskine, shop
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Teoria del colore

September 10, 2016

Ho sempre pensato che la cosa più importante per un'artista fosse saper mischiare insieme i colori e per un designer accostarli con gusto ineccepibile. Per una vita mi sono dannata l'anima per riuscirci. In passato ho ricevuto critiche persino sull'accostamento improbabile dei colori nei capi d'abbigliamento che indossavo. Ad un certo punto ho capito che non potevo stare li a preoccuparmi troppo, che forse il mio caos creativo era semplicemente troppo grande per essere contenuto dentro la teoria del colore, e se non potevo essere la discepola di Rembrant, Monet, Manet, o del moderno Pantone, ero semplicemente una Color Clash Expert: Un'esperta in disarmonia cromatica. Ovvero mi sono permessa finalmente di vivere il colore liberamente per come lo sentivo.pappagallo

Certo, oggi chi sceglie di fare il designer è avvantaggiato rispetto al passato, gli strumenti a disposizione sono molti, (hai visto la nuova app Adobe Capture CC?) ed anche io mi sforzo di usarli quando si tratta di fare un lavoro su commissione per un cliente o per un brief che richiede una ben precisa palette di colori, uso molto anche tutto quello che offre la Natura, che è la miscelatrice più perfetta che si prossa trovare. Per il resto invece quando coloro senza avere uno schema preciso in testa lascio davvero libertà assoluta alla mia fantasia. Mi sono data la libertà di accettare quindi le imperfezioni nel modo in cui vivo il colore, cosa che non riesco invece a fare nelle cose che faccio a mano. Ma va bene così. C'è una dicotomia costante nel mio essere, se da un lato non riesco a sopportare che le cose che creo siano imperfette e quindi ci metto dentro l'anima ed il cuore fintanto che non lo sono, dall'altra lascio che il mio essere artista sia libero di esprimersi sulla carta e sul design in maniera totalmente libera da ogni legge. Così come mi sento libera a volte di uscire di casa senza trucco, con i capelli arruffati con i vestiti disarmonici. Io sono questa qui, e nella mia Disarmonia, trovo tutta l'armonia possibile e che mi fa stare bene. Quindi date pure la benvenuta alla Color Clash Expert!

xoxo, Giusy

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Fatto è meglio che perfetto. Bugia #1 (per me)

August 30, 2016

Se negli anni '90 era tutto Sesso, Bugie e Videotape, oggi mi pare che il celebre leit motiv sia stato sostituito da Branding, Bugie e Social Media.

Sento dire che per spazzare la concorrenza, per farsi strada, per farsi conoscere quello che conta è realizzare un'idea, farla e buttarla sul mercato, anche se non proprio perfetta, perchè è meglio farla prima degli altri, e poi magari aggiustare il tiro in corsa. Questa cosa mi ha sempre dato noia,  io proprio non ci riesco, io devo metterci il 200% della mia energia, io lavoro lentamente e con minuziosità perchè quell'angolo deve venire come dico io, e va bene... arriverò sempre un po' in ritardo rispetto agli altri, e va bene, non avrò seimila follower su Instagram... ma vuoi mettere la soddisfazione di quando ricevi il tuo primo feedback dopo un sacco di tempo e ritrovi che il tuo prodotto è rimasto della stessa qualità di prima? Che chi compra apprezza non solo il tuo modo di porti con il cliente ma anche quello che si è ritrovato tra le mani? Il primo Minimù è volato in Grecia, ed oggi è arrivato nelle mani della sua custode, che si è presa la briga di scrivermi per dirmi:

Hi i rcvd today the cute money pouch. it is lovely. thank you. looking forward to shopping again from you. congratulations for yr work. Nelly

Seguita poi anche da una mail di Amazon che scrive:

Buongiorno,

la contatto dal dipartimento Handmade di Amazon.

Ho trovato il suo sito web e notato i meravigliosi prodotti che lei realizza. Vorrei invitarla a far parte del nostro nuovo programma di Handmade at Amazon, sono certa che sarebbe perfetto fra i nostri Artigiani.

Sono soddisfazioni. E non importa il branding, lo storming, la girlboss. Quello che importa è cosa fai e come lo fai. Sono una terribile romantica, l'ho sempre pensato, ne sono consapevole e sempre lo sarò ormai me ne sono fatta una ragione. E sto pensando di fondare un club. Vuoi farne parte?

xoxo, Giusy

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Le mani mai stanche

August 22, 2016

Ho sempre pensato che le mani sono la parte più verace del nostro corpo. Sono quelle che parlano di noi, che ci guidano, che creano ed a volte distruggono ogni cosa. Le usiamo senza badarci, in gesti frequenti per tutta la giornata incessantemente. Quante cose possono fare? Accarezzano, nutrono, puliscono, giocano, scrivono, possono diventare pesanti e nervose in momenti di rabbia e frustrazione... e tanto tanto ancora. Ma più di tutto ho sempre associato le mani al lavoro duro. I miei bisnonni erano contadini, ed il papà di mia nonna, che si chiamava Giovanni, detto Vanni, un uomo alto un metro e novanta con una corporatura robusta ma longilinea, con ampie spalle e le mani grandi, nerborute e piene di calli, teneva gli attrezzi per la campagna in un piccolo casolare affianco alla casa padronale. Da bimba lo seguivo mentre andava a prendere la pala ed il piccone, dal passante dei pantaloni di canapa pesante tirava un legaccio con attaccato all’estremità un cerchio di ferro in cui teneva un mazzo di chiavi. Ne prendeva una di quelle grosse che non si vedono più, se non nei mercatini dell’usato ed antiquariato, ed apriva la porta di legno chiusa da un chiavistello ossidato dal tempo.

keylock

Da fuori, con il sole alto in cielo ed il riflesso delle facciate delle case rifinite in calce bianca, li  dentro sembrava buio pesto ed io non entravo ed aspettavo fuori, il mio bisnonno entrava a prendere gli attrezzi, e richiudendo l'uscio si calcava sulla fronte il berretto con l'unghia per proteggere il capo dal sole, salutava con un buffetto, mi affidava alla nonna e prendeva la strada verso la campagna. Qualche settimana fa, ricordandolo ad una cena, mia mamma, mi ha detto che suo nonno Vanni era un esperto in botanica, che la facoltà di Agraria dell’Università di Messina mandava spesso nei suoi campi gli studenti ad imparare come si fa la potatura degli alberi. Quell’uomo taciturno, dalle spalle grandi e curvate dal lavoro nella campagna, dal sorriso e dagli occhi buoni, mi ha sempre dato un senso di grande protezione. Mia nonna materna, quando li salutava gli dava del Voi e si congedava con un ‘Si Benedica” – Il Signore Vi benedica. –

Oggi quando mi metto a lavorare nel mio laboratorio risento quel senso di protezione e benedizione, usare le mani per creare qualcosa, così come i miei avi facevano, arando e coltivando i campi, come faceva mia nonna quando si metteva al telaio da ricamo o alla macchina da cucire Singer a pedali, così come quando cucinava le torte e spianava la frolla, sgranava i piselli, e così come fanno e continuano a fare tutte quelle donne laboriose tirate su da generazioni ataviche dal cuore grande; ecco, quel senso di pace che mi da lavorare nel mio laboratorio lo spiego così. Il mio mezzo d’espressione sono le mani, sono loro che comunicano per me, ed io non ho bisogno di parlare.

La settimana scorsa mi sono concentrata sulla cura della newsletter che partirà il 29 Agosto, che conterrà spunti, regali ed un coupon code speciale e quindi se non l’hai ancora fatto, ti invito a iscriverti qui.

Questa settimana invece si apre all’insegna delle scadenze da rispettare, il secondo round del brief per la MIID Summer School si chiude al 25 ed io devo ancora completare due dei tre ai quali mi sono iscritta. Confesso di aver frenato l’entusiasmo e stavo per rinunciare perché mi sono sentita sopraffatta dalla bravura delle altre designer, e come sempre faccio in queste occasioni ho tirato fuori la scorza dell’uovo di Calimero, ed ho avuto un blocco creativo. Poi però ho pensato che non posso sempre scappare dalle sfide, non posso sempre rinnegare i miei sogni e seppur in ritardo ho sgranchito le dita delle mie mani ed ho cominciato a fare uscire i bozzetti dalla punta della matita senza pensare che la prossima settimana la Summer School volgerà al termine e non diventerò di colpo famosa. Ma va bene anche così, probabilmente non vincerò nulla, non sarò nemmeno tra i designer top premier, ma avrò comunque fatto una ricca esperienza che mi ha motivata a rafforzare il mio stile e la mia visione. Partecipare a dei brief che impongono un tema è stimolante, ti fa uscire dai tuoi schemi mentali e ti guida verso nuove prospettive.

souk_

Infine le mie mani hanno cominciato a produrre oggetti che la memoria mi rimanda dal passato e quel legame con la famiglia e la terra oggi sono vivi più che mai. Ecco, forse è qui il senso del mio lavoro. Un legame familiare che mi da il senso di appartenenza, di lavoro vero, di gente verace, come erano Vanni e mia nonna Nina.

Xoxo, Giusy @jdeebella

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